La fiaba che si rigenera. Intervista ad Anna Pasolini

In occasione del convegno, fra i molti interventi interessanti a cui abbiamo potuto assistere, quello della professoressa Anna Pasolini ha rappresentato uno spunto di riflessione particolarmente stimolante per Geolitterae.

Pasolini presenta il romanzo The Archive of Alternate Endings di Lindsey Drager. Qui, la fiaba Hansel e Gretel dei fratelli Grimm viene riscritta e reinventata in relazione al percorso della cometa di Halley. L’intervento si concentra sulla costruzione dello storytelling non lineare del romanzo, che Pasolini analizza attraverso la via d’accesso della metafora culinaria.

una piccola casa in un bosco e un castello in lontananza

Abbiamo colto l’opportunità di porre qualche domanda alla professoressa sul suo studio, concentrando la nostra attenzione sulla fiaba e sul processo di riscrittura della stessa.

Nell’intervista al Prof. Tanca avevamo parlato di immaginario collettivo e di rappresentazione, elementi fondamentali nel dialogo fra letteratura e geografia. La fiaba, da questo punto di vista, costituisce un terreno d’indagine decisamente prezioso sia per l’influenza che esercita sull’immaginario collettivo che per la varietà delle rappresentazioni che offre, in costante evoluzione.

Di seguito, riportiamo alcune delle considerazioni emerse dal dialogo con Anna Pasolini.

Il viaggio dell’eroe

Il viaggio dell’eroe è il percorso che, tradizionalmente, l’eroe della fiaba compie e che termina sempre con un lieto fine. Il lieto fine, in genere, rappresenta il culmine del percorso identitario dell’eroe. 

La riscrittura contemporanea a opera di Drager mette in atto una trasformazione di significato del viaggio stesso non indifferente. Nel romanzo, infatti, è il percorso di per sé ad avere valore, e non più la destinazione: ciò che serve, alle volte, è proprio cercare di perdersi. 

La concezione dello spazio

La fiaba, nella sua forma tradizionale, ha un valore sociale, e contiene un messaggio, un intento narrativo specifico da veicolare a un particolare gruppo di persone in un particolare momento storico. Il castello, per esempio, nella fiaba Barbablù è simbolo sì di aspirazione sociale ma con condizioni, quindi anche di prigionia. Nelle molteplici fiabe dove il lieto fine prevede il matrimonio della donzella con il principe nel castello, questo è simbolo di miglioramento sociale. 

In Hansel e Gretel, ritroviamo tre macro-tipologie di spazio:

casa nel bosco

La casa materna/paterna

La casa famigliare rappresenta una vita povera, difficile, dove la fame spinge i genitori ad abbandonare i figli per non doverli più sfamare. Nelle varie riscritture tradizionali, questo spazio è stato in qualche modo disciplinato. Al fine di epurare la possibilità che il genitore costituisca una minaccia per il figlio: la madre della versione originale, infatti, diventa matrigna.

Il bosco

Le connotazioni simboliche del bosco sono molteplici: è lo spazio della ricerca identitaria, delle situazioni predatorie, della possibilità di perdersi. In The Archive of Alternate Endings, il bosco è uno dei luoghi della fiaba che subisce più rimaneggiamento. Per esempio, la metafora delle briciole di pane, centrale nel romanzo, viene riprodotta in modi diversi. In una delle linee narrative più articolate, inoltre, si trova una rappresentazione del bosco particolare. Sotto forma di illustrazioni, vediamo il bosco delicato come un paesaggio gotico, volutamente straniante.

La casa della strega

Anche questo spazio tipico subisce molte manipolazioni nelle varie riscritture. La casa della strega di Hansel e Gretel, nelle prime versioni, era fatta di pane. Ben presto, però, il pane inizia a essere sostituito dal marzapane. In questo modo, la casa della strega si trasforma da simbolo di fame e mancanza di cibo alla punizione per chi pecca di gola: un modo per ammonire i bambini a non mangiare troppi dolci.

La fiaba: eterna o destinata a morire?

La fiaba, fin dalle proprie origini, è oggetto di ripresa e manipolazione nei modi e coi mezzi più disparati. In questo senso, sarebbe errato dire che la fiaba invecchia. Anzi: attraverso l’utilizzo degli stessi tropi, degli stessi spazi, degli stessi elementi della fiaba originale, la fiaba resta viva proprio in quanto continuamente rielaborata. Come chi rilavora le fiabe vuole dimostrare, però, c’è qualcosa che in esse può invecchiare fino a morire: i messaggi che veicolano e la loro funzione. Nel caso di The Archive of Alternate Endings, per esempio, il modo in cui si articola il viaggio cambia, e con esso il senso del raggiungimento della meta. Il messaggio non può che fare lo stesso, adattandosi a nuovi lettori, nuove sensibilità e nuovi bisogni.

In definitiva, si potrebbe dire che la fiaba non muoia mai, ma viva in un continuo movimento a spirale: sul punto di invecchiare, viene rinnovata e ricaricata di nuovi significati, resa immortale dalla sua stessa capacità di rigenerarsi.


Come citare questo articolo:

Mallegni, Isma. “La fiaba che si rigenera: intervista ad Anna Pasolini”. Geolitterae, 29/04/2024, https://geolitterae.unimi.it/2024/04/23/fiaba-che-si-rigenera-intervista-anna-pasolini/