Narrare esplorando, esplorare narrando: intervista a Marcello Tanca

Geografia e letteratura: due mondi disconnessi?

scrivania del geografo con carta geografica, mappamondo e molti libri. immagine creata da AI DALL•E

Un questionario investigativo

A marzo abbiamo chiesto a studenti e professori di rispondere a un questionario che esplorava i rapporti fra geografia e letteratura. I risultati del questionario sono lampanti: la maggior parte degli utenti intuisce un legame fra le due discipline, ma solo in modo vago e superficiale. 

Per fare chiarezza, abbiamo avuto il piacere di intervistare Marcello Tanca, geografo, professore e grande appassionato di letteratura e narrazioni, su questi assunti.

La geografia: carte, mappe, e…

Partiamo dalle basi. Che cos’è la geografia e qual è il suo ruolo?

La geografia è la scienza che si occupa dello studio della terra. A mio parere, per capire a fondo una definizione tanto generica, c’è bisogno di distinguere fra due concetti molto importanti: spazio e territorio. Quando si parla del primo, ci si riferisce allo studio di tutto ciò che si trova sulla superficie terrestre: è tutto ciò che in qualche modo può essere disegnato su una mappa. Il territorio, invece, è quella rete dei significati, dei simboli, dei valori che noi attribuiamo alla terra: tutto ciò che non può essere rappresentato cartograficamente.

Il ruolo della geografia, quindi, è sì quello di descrivere e/o spiegare lo spazio, ma anche quello di studiare il modo in cui noi ci rapportiamo con lo spazio, andando a indagare tutta una serie di aspetti che riguardano questioni, potremmo dire, umanistiche.

Quali sono gli strumenti di cui il geografo si serve per muoversi nella dimensione della territorialità?

Dal momento in cui l’oggetto di studio non è solo lo spazio, misurabile con l’ausilio degli strumenti del geografo – carte, mappe, bussola e così via –, la “cassetta degli attrezzi” deve necessariamente accogliere nuove risorse. Guardando una pianta di Parigi, posso dedurre tutta una serie di informazioni: il numero di abitanti, la lunghezza delle vie principali, l’ubicazione di questo o quel monumento, negozio o punto panoramico. Ma come sapere, per esempio, cosa significa vivere nel quartiere di Montmartre o cosa si prova camminando per Rue de Rivoli? È proprio a questo punto che entra in gioco la letteratura e l’arte in generale.

Il potere della narrazione

Ti veniva un gran fame quando non mangiavi abbastanza a Parigi, perché tutti i panettieri avevano cose buonissime in vetrina e la gente mangiava fuori ai tavoli sui marciapiedi, così che bevevi il cibo e ne sentivi l’odore.

Ernest Hemingway, Festa mobile (1964)

Come descriverebbe l’apporto che la letteratura dà alla geografia?

fotografia di una mappa metropolitana della città di Parigi presso la stazione Louvre-Rivoli
Mappa metropolitana della città fuori dalla stazione Louvre-Rivoli, Parigi

La letteratura permette di allargare la nostra prospettiva e di scovare quelle sfumature che, in una logica cartografica, razionale, non è possibile cogliere. Abbiamo appena nominato Parigi: in Festa mobile (1964), Hemingway scrive un bellissimo capitolo dove racconta di quando, in estrema povertà, si ritrova a percorrerne le strade. Qui, crea itinerari ad hoc per non imbattersi in quelle stradine dove l’odore di pane e di cibo proveniente dai vari negozi minacciasse ancora di più la fame che era costretto a sopportare. Il ritratto che il capitolo ci restituisce della città non è in nessun modo deducibile dalla pianta di Parigi che immaginavamo prima.

L’esempio di Hemingway dimostra come la città non sia fatta soltanto di numeri e distanze, ma anche di emozioni e sensazioni, siano esse negative o positive. La quantità di rappresentazioni che di uno stesso luogo vengono date, tutte filtrate da punti di vista tanto specifici quanto variegati, è impressionante.

In che modo le varie rappresentazioni dei luoghi – attraverso la letteratura ma anche attraverso altri mezzi artistici, quali il cinema o la musica, per esempio – si inseriscono nell’immaginario collettivo?

L’immaginario collettivo è continuamente nutrito da queste rappresentazioni. Se si pensa a Genova, si pensa a Via del campo di De André, ma anche a Genova per noi di Conte. Le rappresentazioni sono innumerevoli, ed è interessante notare che i luoghi vengono continuamente caricati di certe connotazioni (talvolta diverse, talvolta sovrapposte) fino a essere plasmati da quelle stesse narrazioni.

A questo proposito, mi viene in mente l’anonima scalinata nella 167th Street, nel Bronx, resa iconica dalla scena del film Joker (Todd Phillips, 2019) e divenuta ormai attrazione per i turisti appassionati. Se da un lato la narrazione plasma il luogo, si può dire però anche l’inverso. Immaginando un romanzo gotico, per esempio, non penso certo a un’isola tropicale: ho bisogno di nebbia, di oscurità, magari di un castello infestato. Non è solo alla letteratura che serve la geografia: il loro è un dialogo continuo, un bisogno reciproco e mutevole.

Insegnare ad appassionarsi

Ricollegandoci al questionario

Alla luce di questa intervista, risulta chiaro che la geografia non si limita a quella che, nel questionario, è chiamata “geografia fisica”, come la maggioranza degli utenti è solita pensare. A consolidare questa credenza svolge senza dubbio un ruolo fondamentale la modalità di insegnamento della disciplina a livello scolastico. Un approccio interdisciplinare potrebbe avvicinare studenti (e non) a un’idea di geografia più completa e capace di stimolare interesse. Esplorare il mondo della geografia attraverso storie a noi care è senza dubbio uno di questi.

Continuare su questa linea

In Italia esiste già una lunga tradizione di studi geografici strettamente connessi alla narrazione, che sia essa di tipo testuale, cinematografica, musicale o altro. Fra i tanti contributi, il professor Tanca menziona Il fatto e la finzione: geografia e letteratura. Una rassegna critica (1994) di Fabio Lando. Tanca stesso si inserisce in questo filone, scrivendo, fra l’altro, sul tema in Geografia e fiction (2020). Qui, approfondisce il legame fra i due mondi attraverso analisi specifiche partendo, per esempio, dalla produzione di Wes Anderson. Il materiale a disposizione è smisurato, e così anche i possibili punti di vista. L’unione fra geografia e narrazione apre un mondo nel quale c’è sempre da esplorare: non ci resta che addentrarci.


Come citare questo articolo:

Mallegni, Isma. “Narrare esplorando, esplorare narrando: intervista a Marcello Tanca”. Geolitterae, 09/04/2024, geolitterae.unimi.it/2024/04/09/narrare-esplorando-esplorare-narrando-intervista-a-marcello-tanca/