Entrare nella stanza dei bottoni: intervista a Paolo Caponi

Immagine che rappresenta la mente umana come un centro di controllo altamente informatizzato
La ‘stanza dei bottoni’

Durante il convegno ‘Alla fine del mondo e oltre’, tenutosi il 21 e 22 Marzo 2024 presso la Sala Napoleonica della sede di via Sant’Antonio dell’Università degli Studi di Milano, la redazione 2024 di Geolitterae ha avuto l’occasione di avere brevi colloqui vis-à-vis con alcuni degli importanti studiosi presenti. Abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di intervistare Paolo Caponi, professore della Statale esperto del rapporto tra letteratura e psicanalisi. Poco prima del suo intervento, che verteva sulla connessione tra sostanze allucinatorie e poesia, abbiamo potuto porgli qualche interrogativo che solleticava la nostra curiosità. Le risposte sono state ovviamente illuminanti e degne di un personaggio del suo calibro; qui sotto ve n’è riportato un riassunto.

Semplice ‘sballo’ o ingresso per la ‘foresta di simboli’?

Caponi definisce l’esigenza dell’artista come quella di giungere a ‘mondi altri’ e individua l’uso di sostanze psicotrope come mezzo per questo fine. L’artista necessita di passare attraverso queste ‘porte’, quelle citate da A. Huxley, per individuare le contiguità tra elementi proprie della percezione del poeta visionario.

That humanity at large will ever be able to dispense with Artificial Paradises seems very unlikely. Most men and women lead lives at the worst so painful, at the best so monotonous, poor and limited that the urge to escape, the longing to transcend themselves if only for a few moments, is and has always been one of the principal appetites of the soul.

Aldous Huxley, The Doors of Perception

È dunque possibile giungere a questa condizione di veggenza senza l’abuso di sostanze? Parrebbe di sì: la poesia stessa ne sarebbe la chiave. Il componimento poetico avrebbe al suo interno elementi che portano il lettore in un vero e proprio ‘viaggio’, che potrebbero essere utilizzati con fini psicoterapeutici.

Abbattere le resistenze

Secondo il Prof. Caponi la poesia, ovvero il vero e proprio ‘metro poetico’, ha una natura intrinsecamente allucinatoria: favorisce lo scaturire di un ‘viaggio immaginifico’ simile a quello causato dalle sostanze psicoattive. È proprio questa sua natura a renderlo particolarmente adatto alla psicoterapia; esso, però, deve avere della caratteristiche precise che favoriscano questo processo.

Caponi individua come fondamentale la presenza di immagini ‘ricorrenti ma vaghe’ che obblighino il lettore a partecipare attivamente al processo creativo; in un certo senso, ‘riempiendole’ di significato. Inoltre, non vi devono essere richiami all’attenzione del lettore che dev’essere ‘trasportato’ e mai ‘risvegliato’, quasi come fosse effettivamente in trance. Infine è necessario far compiere un sforzo a chi legge, che deve quasi far fatica a livello oculare, per abbattere definitivamente le barriere e intraprendere un percorso quasi ipnotico.

La ‘stanza dei bottoni’: psicofarmaci e creatività

Partendo dall’esempio di Sarah Kane, drammaturga di spicco del movimento in-yer-face morta suicida dopo aver sospeso gli psicofarmaci in quanto deleteri per il processo creativo, il professore sposta la disamina sul ruolo delle sostanze psicoattive come strumento di cura, ricordando la fondamentale importanze di rivolgersi a un professionista e condannando la somministrazione non soggetta a controllo medico. Citando la ‘stanza dei bottoni’, metafora per la mente umana e i suoi processi, Caponi cita l’effetto placebo e la capacità di triggerare la produzione di endorfine. A quanto pare, anche la poesia e il componimento letterario in genere potrebbero avere un ruolo di grande rilevanza in questo processo.

Medical humanities: poesia è terapia

Aiutare le persone a ‘stare meglio’ sembra essere la vera e propria raison d’être del percorso delineato da Caponi durante tutta l’intervista. Il professore, infatti, collabora ormai da anni con medici dell’Istituto Nazionale dei Tumori, e non solo, cercando un punto d’incontro tra le cosiddette ‘scienze dure’ e le terapie basate sulle varie forme letterarie.


Come citare questo articolo:

Galimberti, Giorgio. “Entrare nella stanza dei bottoni: intervista a Paolo Caponi.” Geolitterae, 09/04/2024, https://geolitterae.unimi.it/2024/04/09/entrare-nella-stanza-dei-bottoni-intervista-a-paolo-caponi/