Francesco Algarotti a Pietroburgo: il Giornale di viaggio del 1739 – Intervista con Anna Maria Salvadè

Trailer dell’intervista

Laureata presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi riguardante Baldassarre Castiglione e le fonti classiche de Il Cortegiano, Anna Maria Salvadè è ricercatrice presso l’Università di Verona e si occupa dell’insegnamento della letteratura italiana per gli studenti di Scienze della comunicazione. Si dedica, in particolare, allo studio delle origini del giornalismo dal Settecento alla metà dell’Ottocento. Inizia ad amare il Settecento grazie ad un autore che fin da subito ha attirato la sua attenzione durante il dottorato: Francesco Algarotti.

La figura di Francesco Algarotti è particolarmente centrale nella sua ricerca. Per quale motivo lo scrittore è stato per lei motivo di interesse?

«Algarotti è un simbolo di interdisciplinarità, un intellettuale a tutto tondo e cosmopolita. La sua è stata una vita relativamente breve, ma ricca di viaggi e di incontri straordinari. È un poligrafo in quanto scrive di musica, pittura, architettura, ma anche di scienze e poesia, ed è a mio parere interessante in quanto nel 1739 compie un viaggio in Russia da cui partono i miei studi accademici sui suoi Viaggi di Russia, pubblicati nel 1760. Tuttavia, nel corso del dottorato, mi sono occupata di Algarotti poeta e della trascrizione nonché verifica dei suoi versi che rivelano una grande libertà di espressione e di argomenti. In una delle sue epistole in versi si rivolge alla zarina di Russia dell’epoca, Anna Ivanovna, dedicandole molti elogi dopodiché quest’ultima scompare dalla vita di Algarotti. Mi sono domandata il perché di tutto ciò ed è il motivo per il quale mi sono successivamente avvicinata ai Viaggi di Russia

Da quanto dura la sua collaborazione con il progetto di Geolitterae? Il suo interesse per il connubio tra geografia e letteratura nasce da questo progetto?

«L’iniziativa nasce da Nicoletta Brazzelli nel 2009. Io ho preso parte al suo progetto nel 2012 e il mio interesse nasce certamente dalla figura di Algarotti e da questo viaggio in Russia. Si tratta di una Russia in cui Algarotti si reca quando la sua capitale Pietroburgo è stata fondata da pochissimo tempo (1703). Da qui il mio interesse nei confronti della letteratura odeporica e delle intersezioni tra letteratura e geografia. I Viaggi di Russia non sono solamente viaggio, ma sono anche molto elaborati sul piano letterario, nella forma di epistole fittizie. Ciò che io ho studiato è stato il passaggio da un primo diario manoscritto conservato alla British Library, e ciò diventerà, 25 anni dopo, i Viaggi di Russia appunto.»

Parliamo del diario di Algarotti a Pietroburgo. Quale procedimento ha utilizzato per svolgere la sua ricerca? Lo ha analizzato personalmente?

«Certamente, ho ottenuto dalla British Library la riproduzione del piccolo taccuino manoscritto. Il primo passo è stato quello di trascrivere tutto. Algarotti fa annotazioni sul suo viaggio per mare, da Londra al golfo di Finlandia, continuando a scrivere anche nelle tempeste. Proprio per le condizioni in cui è stato scritto il diario, il lavoro di trascrizione è stato molto impegnativo; ogni tanto ho dovuto cedere le armi, ma devo dire che alla fine sono rimasti solo due o tre punti non decifrati, per cui sono molto soddisfatta. Spesso sono riuscita a stabilire quello che c’era scritto sulla base della pubblicazione definitiva di venticinque anni dopo, che riprende gli stessi eventi. Si nota anche che una volta che Algarotti approda a Pietroburgo anche la scrittura cambia diventando molto più curata. È veramente una scrittura di viaggio che nasce giorno per giorno, con appunti, note, asterischi, che poi riprende in momenti di maggiore agio. Un esempio è la parola “descrivi” aggiunta in margine ai disegni di strumenti tecnologici di nuova invenzione; non sempre questa nota viene rispettata, perché questi strumenti al momento della pubblicazione dei Viaggi di Russia erano ormai conosciuti, per cui la descrizione era diventata superflua.»

Nel suo articolo parla della percezione contraddittoria che Algarotti aveva avuto della Russia. Ce ne potrebbe parlare più nel dettaglio?

«Algarotti guardava con molto interesse alla Russia, in quanto ne percepiva la grandezza e la potenza. Il suo era però uno sguardo disincantato che riconosceva anche i limiti dello stesso impero, che risiedevano principalmente nel dispotismo. Questo carattere ambivalente si ritrova nella figura di Pietro il Grande. Un personaggio carismatico, che attira l’attenzione di Algarotti e di molti altri intellettuali del tempo, tra cui anche Voltaire, poiché incarna la grandezza della sua nazione. Egli fonda Pietroburgo dal nulla, iniziando a costruire la città ex novo, su un terreno paludoso dove nessuno avrebbe mai pensato di poter vivere e la trasforma nella capitale dell’impero. Algarotti fu, inoltre, il primo a definire quella città una “finestra sull’Europa”, espressione che diventò poi molto famosa e venne anche riutilizzata da Puskin nel poema Il Cavaliere di Bronzo, che indicava questa nuova apertura della capitale verso i valori occidentali. D’altro canto, la figura di Pietro il Grande è anche inevitabilmente legata al dispotismo, in quanto, come la maggior parte degli zar russi, era un personaggio sanguinario, che accentrò il potere nelle sue mani.»

Ci sono degli elementi innovativi che ha riscontrato tra il diario e la prosa epistolare dello scrittore?

«Sì, tanti cambiamenti, in meglio e in peggio. La prosa definitiva è molto più sorvegliata dal punto di vista linguistico e stilistico. Un grande cambiamento però si ha anche dal punto di vista della prudenza politica. In un ventennio la situazione dinastica della Russia era cambiata radicalmente. Un esempio: Il viaggio di Algarotti era stato intrapreso in ragione dello sfarzosissimo matrimonio della nipote della zarina Anna Ivanovna; una cerimonia che lo aveva ammaliato per la ricchezza e il lusso. Nel giro di poco però ci sarà un colpo di stato e la coppia verrà cacciata. In questo contesto, Algarotti dovrà eliminare la descrizione entusiastica del matrimonio, perché non in linea con il nuovo assetto politico. Mettendo a confronto il diario e i Viaggi di Russia, registriamo quindi immagini più accurate dal punto di vista letterario e un’eliminazione dei dati di cronaca spicciola, perché Algarotti intende farne un’opera per il futuro tuttavia, questa prudenza politica rende la condanna del dispotismo meno categorica rispetto al primo Giornale

Quale valenza hanno Algarotti e le sue opere al giorno d’oggi? A suo avviso, uno studio approfondito del contesto russo del XVIII secolo può essere ancora attuale per comprendere la Russia contemporanea?

«Per certi aspetti le riflessioni e le osservazioni di Algarotti si rivelano essere, purtroppo, ancora molto attuali. In primo luogo, egli sottolinea nel suo diario lo squallore della vita di corte, definendola ‘trista, e meschina, piena di baciamani di umiliazioni di serietà e di noja e coperta di valdrappe d’oro e d’argento.’ Egli nota dunque la corruzione e l’ipocrisia della corte russa, che nasconde la realtà dietro una facciata di sfarzo e ricchezza. Questa riflessione ha ancora valore al giorno d’oggi, in quanto potremmo applicarla a molti contesti della contemporaneità. In secondo luogo, il regime assoluto di Pietro il Grande era particolarmente ostile ai giovani e ostacolava in tutti i modi la loro presa di coscienza e loro formazione culturale. Algarotti nota con tristezza che molti giovani russi aristocratici, che avevano la possibilità di studiare all’estero, quando tornavano in patria erano costretti a svolgere mansioni semplici, in cui non avevano la possibilità di mettere a frutto quanto avevano appreso all’estero. Algarotti comprende la minaccia che la cultura rappresenta in un governo dispotico, che predilige un’ignoranza cieca che si piega al regime.  Egli nota, inoltre, che un numero non indifferente di questi giovani si suicidavano dopo il ritorno in patria, in quanto incapaci di sopportare le umiliazioni a cui erano sottoposti. Come ben sappiamo, cultura e libertà di espressione sono grandi questioni che coinvolgono anche la Russia odierna.»


Per citare questo articolo:

Corbisiero Costanza, Gavazzeni Laura, Villa Beatrice. “Francesco Algarotti a Pietroburgo: il Giornale di viaggio del 1739”. Geolitterae, aprile 2022. https://geolitterae.unimi.it/2022/04/11/intervista-con-anna-maria-salvade/