Le molteplici sfaccettature del viaggio letterario nel mondo anglofono

Tra i temi più trattati nelle opere letterarie anglofone è presente una profonda riflessione sul viaggio che ognuno di noi compie nel corso della propria vita. Esso non è da intendere solamente come uno spostamento fisico in senso stretto: diversi autori e autrici hanno concepito il viaggio come un percorso fortemente psicologico e di analisi sulla propria identità, spinti da un insaziabile desiderio di conoscenza e di scoperta. In questo articolo saranno analizzate tre diverse concezioni di viaggio: il raggiungimento di un luogo di frontiera, il percorso interiore dell’individuo in un contesto geopolitico e il viaggio come mezzo per fare luce sul proprio passato.

Immagine dell'isola di Earraid
Isola di Earraid

Nell’ottavo saggio della raccolta Memoirs and Portraits pubblicata nel 1887, intitolato Memoirs of an Islet, lo scrittore Robert Louis Stevenson menziona le isole scozzesi Earraid e Iona. È necessario sottolineare quanto spesso Stevenson abbia dedicato una particolare attenzione a Earraid, la quale rappresenta un luogo simbolico per l’autore ed è percepita come luogo di frontiera tra il mondo civilizzato e la natura selvaggia e incontaminata.

The little isle of Earraid lies close in to the south-west corner

of the Ross of Mull: the sound of Iona on one side, across which

you may see the isle and church of Columba; the open sea to the

other, where you shall be able to mark, on a clear, surfy day, the

breakers running white on many sunken rocks.

Nell’opera The Merry Men, Stevenson descrive Earraid come una regione caratterizzata dalla primitività e, dunque, lontana da tutto ciò che è stato alterato e intaccato dal progresso della civiltà. A tale proposito occorre menzionare il personaggio di Charles, il quale, nonostante il legame con il mondo civilizzato, modifica il proprio modo di relazionarsi e di concepire la natura. Decide, infatti, di distanziarsi dalle ambizioni di suo zio e comprende la vera bellezza del mare: non si tratta dell’incarnazione della tentazione di un potenziale profitto per gli uomini, bensì un elemento naturale con il quale l’essere umano è in grado di convivere, qualora lo desiderasse.

Immagine della scrittrice Virginia Woolf
Virginia Woolf

I primi decenni del XX secolo sono caratterizzati dall’apice della dominazione imperiale britannica ed è proprio in tale contesto che fioriscono gli autori modernisti, i quali impegnano la propria scrittura in una nuova percezione del mondo tanto a livello geopolitico quanto a livello psicologico e introspettivo. L’autrice per eccellenza del romanzo modernista inglese è Virginia Woolf, le cui opere si contrappongono fortemente alla politica coloniale dell’epoca. Nel suo romanzo The Voyage Out (1915) vi sono due percorsi che l’autrice intreccia fino a renderli quasi omogenei: quello psicologico e quello geografico. La protagonista, Rachel Vinrace, tramite le proprie esperienze di vita assume gradualmente una presa di coscienza del proprio ruolo in quanto donna e individuo, a discapito della prigionia con cui è cresciuta e privata di qualsivoglia relazione umana. Si tratta, pertanto, di un cosiddetto Bildungsroman che mostra al lettore il viaggio compiuto da una giovane donna al fine di distaccarsi da un mondo oppressivo a cui non sente di appartenere. È proprio in questo senso che si colloca il titolo stesso dell’opera: Virginia Woolf fa riferimento a tale processo di liberazione dalle costrizioni e conseguente acquisizione della consapevolezza di se stessi e del mondo circostante.

Ritratto della scrittrice Alice Munro
Ritratto di Alice Munro

Come precedentemente accennato, il viaggio può essere un connubio tra lo spostamento fisico e una riflessione introspettiva su noi stessi. La scrittrice canadese Alice Ann Munro ha pubblicato numerose raccolte di racconti brevi grazie alle quali ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 2013. Le short stories di Munro sono principalmente ambientate nella sua regione natale, l’Ontario del sudovest, e la sua scrittura è caratterizzata da un continuo confronto e salto temporale tra il passato, il presente e il futuro. In questo quadro letterario si inserisce la raccolta The View from Castle Rock (2006), suddivisa in due parti, Part One / No Advantages e Part Two / Home, in cui narra rispettivamente delle proprie origini scozzesi e di alcuni episodi cruciali della sua vita. Munro racconta al lettore l’esperienza degli immigrati scozzesi che hanno intrapreso un viaggio verso l’Ontario, abbandonando la propria vita e dirigendosi verso l’incertezza e la scoperta di un nuovo paese. Al contempo la scrittrice entra nella storia parlando anche della sua famiglia come accade nel racconto breve Working for a Living in cui si dedica alla vita del padre dalla sua adolescenza sino all’età adulta. Tale riflessione sulle proprie origini e su se stessa accompagna Alice Murno per tutta la narrazione, giungendo alla short story finale intitolata Messenger e narrata al presente. L’autrice viaggia verso Joliet in Illinois dove morì il suo antenato William Laidlaw e conclude la raccolta con un suo ricordo d’infanzia: da bambina, in una delle loro case, era solita ascoltare il rumore mare attraverso una conchiglia ed ora è in grado di percepire anche il suono del suo sangue, ovvero dei suoi avi.


Per citare questo post:

Corbisiero, Costanza. “Le molteplici sfaccettature del viaggio letterario.” Geolitterae, Università degli Studi di Milano, 20/03/2022, Le molteplici sfaccettature del viaggio letterario nel mondo anglofono – Geolitterae (unimi.it)

Bigliografia di riferimento:

Saggio ESTREMI CONFINI: spazi e narrazioni nella letteratura in lingua inglese, a cura di Nicoletta Brazzelli.

Alice Munro, The View from Castle Rock, Vintage Books, London, 2006.