Vermilion Sands – Voci dal mare di sabbia

Il titolo Vermilion Sands richiama le rosse sabbie di Marte

Nel saggio “Voci dal mare di sabbia” di Francesca Guidotti, l’autrice propone un’analisi di Vermilion Sands, una raccolta di racconti fantascientifici di J.G. Ballard. Significativamente, è il setting dei racconti a dare il titolo alla raccolta: i racconti di Vermilion Sands sono ambientanti nei pressi di un omonimo, lussuoso e decadente, resort situato in un deserto. Un tempo famosa località turistica, Vermilion Sand giace ora in stato di degrado, tra mari di sabbia, laghi fossili e curiose formazioni minerali. In questo scenario contemporaneamente apocalittico e suggestivo, permangono tuttavia alcuni abitanti, tra cui un gruppo di artisti d’avanguardia, una comunità che sopravvive grazie all’occasionale passaggio di facoltosi ed eccentrici turisti.

Guidotti sottolinea come lo stabilimento balneare di Vermilion Sands costituisca un esempio di “spazio estremo”, una zona liminare in cui la frontiera tra interiorità ed esteriorità è labile e incerta. Il setting assume una funzione metaforica in tutti i racconti della raccolta, fornendo, con immagini surreali di decadenza e morte, una rappresentazione dell’inesplorabile psiche dei personaggi e del destino dell’umanità. Il deserto plasma coloro che vi vivono: i personaggi, evanescenti e misteriosi, sembrano emergere dal deserto o assumerne i tratti (The Screen Game, Prima Belladonna)

“Lo spazio estremo, come è noto, è contrassegnato dal senso del limite – fisico e psichico – e, come tale, può essere descritto come una zona giunzionale o, per meglio dire, liminare e interstiziale, in cui la labile frontiera tra interiorità ed esteriorità può trovare una precaria collocazione.”

Le sabbie che hanno invaso Vermilion Sands in seguito al “Recess” – apocalittico decennio di inspiegabile interruzione di ogni attività lavorativa – ricoprono lo stabilimento, decadente emblema del passato materialismo, sancendo simbolicamente il tramonto della società capitalista. Curiosamente, a sopravvivere sono degli intellettuali, coloro che, in un’ottica capitalista, sono comunemente percepiti come improduttivi. Questi oziosi artisti sono afflitti dalla “stanchezza da spiaggia (“beach fatigue”), una sindrome che induce letargia e li spinge a trascorrere ore stesi a prendere il sole: essi sono malati, eppure liberi dal dogma della produttività. La fine del mondo ha decretato dunque una sovversione del precedente ordine, sovversione che è tuttavia dichiaratamente auspicata da Ballard: “I hope, of the future – not merely that no-one has to work, but that work is the ultimate play, and play the ultimate work

Le sabbie rosse del cratere marziano Endurance


Rielaborando le ambiguità delle immagini fornite dallo scenario e dalla caratterizzazione dei personaggi, Guidotti e altri critici letterari hanno inquadrato il bersaglio ultimo della fiction di Ballard: il materialismo “puritano” della società capitalista, la quale valorizza oggetti e persone solo in base alla logica del profitto, lasciando ai margini chi non produce e ciò che non si può vendere. In questo senso allora Vermilion Sands pare simboleggiare la periferia urbana, la sua tecnologia avanzata un rimando all’industrializzazione, mentre la sabbia diventa un’immagine di degrado ambientale, di morte ed estinzione, ma anche di speranza di cambiamento e possibile rinascita della società.


per citare questo articolo:

Ferraro, Marco. “Vermilion Sands – Voci dal mare di sabbia”. Geolitterae, Università degli Studi di Milano, marzo 2022

Materiale bibliografico di riferimento:

Guidotti, Francesca. Voci dal Mare di Sabbia: Vermillion Sands di J.G. Ballard nel volume Brazzelli, Nicoletta. Estremi Confini – Spazi e narrazioni nella letteratura in lingua inglese. Ledizioni, Milano, 2020.