Il ‘migrante di lusso’: intervista a Marco Modenesi

In occasione del convegno ‘Alla fine del mondo e oltre’, abbiamo avuto l’occasione di incontrare il Professor Marco Modenesi, pilastro della sezione di francesistica di UNIMI, e porgli qualche interrogativo. Le risposte sono state brillanti e piene di spunti di riflessione; ne riportiamo quindi qui sotto un riassunto, cercando di trasmetterne i punti salienti.

immagine generata dall'intelligenza artificiale che rappresenta un migrante afroamericano molto distinto e ben vestito
Un ‘migrante di lusso’

ll topos della migrazione

Modenesi illustra come il tema della migrazione si pone alla base di tante delle narrazioni proprie dei paesi francofoni, tanto da diventare quasi un vero e proprio canovaccio con degli stilemi precisi (si veda Mur Méditérranée di Louis-Philippe Dalembert). Questa sovrabbondanza di narrazioni migranti canoniche tende, a tratti, a produrre risultati piuttosto simili l’uno all’altro. È proprio da questo spunto che parte la riflessione del professore, che ha deciso di presentare la figura di Alain Mabanckou, con il suo Rumeurs d’Amérique. Figura d’estremo interesse, lo è proprio per la sua natura atipica: essendo professore presso i prestigiosissimi atenei di Collège de France e dell’Università della California, può ben rappresentare la figura del migrante di lusso.

Matenere le proprie radici

Uno dei motivi più ricorrenti all’interno del tema della migrazione è quello del mantenimento delle propria cultura d’origine durante vita quotidiana nel luogo d’accoglienza. Ciò non può che far scaturire un perenne confronto tra la realtà che accoglie e quella lasciatasi alle spalle. Anche il sistema del paragone, dunque, dipende dalla condizione di partenza del narratore: chi abbandona un mondo di fame e povertà non può che guardare la realtà che lo accoglie con un occhio più bonario.

ll paesaggio urbano: analogie culturali

Modenesi focalizza l’attenzione sulla maniera in cui i luoghi geografici illustrati da Mabanckou si colorano di tinte molto vicine alla sua cultura d’origine: il ponte dei suicidi e la casa delle streghe vengono avvicinati a realtà simili proprie della cultura africana. Un altro importante vettore della grande metafora che è il viaggio migrante è il ristorante. La narrazione presenta uno snodo importante quando l’autore va in un ristorante etiope per cercare di riavvicinarsi ai sapori della sua infanzia. Si rende però conto che il tentativo è vano, rendendo quel luogo un importante simbolo.

La questione della lingua

Il professore concentra la riflessione sull’importanza della lingua parlata in un’esperienza di migrazione. Un africano francofono che migra in un paese francofono, ad esempio, vive una migrazione radicalmente differente da quella propria di chi è originario dell’africa subsahariana che quindi vive la lingua francese come L2. Dunque non è tanto la distanza geografica a colorare la realtà della transumanza umana, ma la lingua parlata dal protagonista di questo processo.


Come citare questo articolo:

Galimberti, Giorgio. “ll ‘migrante di lusso’: intervista a Marco Modenesi.” Geolitterae, 30/04/2024, https://geolitterae.unimi.it/2024/04/30/il-migrante-di-lusso-intervista-a-marco-modenesi/