Tra colonialismo e neocolonialismo in A Small Place di Jamaica Kincaid

L’opera di Kincaid A Small Place è un’opera postcoloniale molto importante per la letteratura, perché in essa l’autrice offre un’interpretazione innovativa del genere, affrontando due concetti importanti: il colonialismo e il neocolonialismo. Kincaid non è innovativa solo per i temi che affronta ma soprattutto per lo stile che utilizza, che si contraddistingue per il suo tono molto critico. Nonostante la sua forte critica,
l’opera non appare, però, troppo impetuosa, perché l’autrice controlla il linguaggio con molta finezza. Uno dei principali aspetti che caratterizza il suo linguaggio è l’utilizzo delle ripetizioni, che ricorrendo in tutta l’opera conferiscono enfasi e forza alle sue critiche, oltre che a stabilire un legame con la lingua Creola, nota per l’uso frequente di ripetizioni.

Il colonialismo: tra presente e passato

Un’Antigua ancora impregnata del suo passato coloniale

Fin dalle prime pagine, emergono la rabbia e la rivendicazione del narratore-autore nei confronti del passato coloniale dell’isola di Antigua, una storia segnata da depravazioni, omicidi e soprusi. L’immaginario che si svela davanti agli occhi del lettore è devastato dalle conseguenze di un passato coloniale ancora molto vivo nella coscienza degli abitanti dell’isola, creando forti contrasti nella realtà di Antigua. Un esempio significativo si trova quando l’autrice solleva una serie di domande retoriche sulle auto che circolano sull’isola che, nonostante sembrino nuove, sono in realtà vecchi veicoli inglesi mal adattati alla modernità. Di conseguenza, queste domande implicite rivelano la dicotomia tra modernità e povertà economica derivante dallo sfruttamento coloniale inglese.

Anche gli edifici che Kincaid descrive durante il percorso attraverso l’isola sono impregnati del passato coloniale. La biblioteca, ad esempio, è costruita secondo il tipico stile architettonico inglese, mentre la chiesa cattolica rappresenta il simbolo della distruzione culturale e spirituale degli abitanti americani.

La questione linguistica affrontata dall’autrice

Un altro tema molto evidente e che risulta essere strettamente legato alla colonizzazione è la questione linguistica e la sua distruzione. I colonizzatori, una volta giunti sull’isola, imposero con la forza l’inglese come lingua dominante, soppiantando così la lingua locale. Kincaid stessa utilizza l’inglese per scrivere l’opera, che di fatto è la lingua che rappresenta l’alterità, ma, come sottolinea, non è strano che l’unica lingua che possieda per denunciare i crimini della sua terra sia quella dei colonizzatori. Nonostante l’adozione dell’inglese come mezzo espressivo, è evidente che esso sia solo un contenitore di idee e non trasmetta il carattere identitario dei parlanti. Questo emerge quando si comprende il punto di vista adottato dal romanzo sulle vicende coloniali, che si differenzia nettamente da quello degli invasori. Il punto di vista di Kincaid, infatti, è interno ed è capace di rivelare l’orrore, la sofferenza e l’umiliazione inflitta dagli inglesi alla popolazione di Antigua, una visione distante dalle gloriose imprese politiche di cui si vanta l’invasore britannico. Per questo motivo, durante l’intera opera, il lettore è travolto da un intenso sentimento di rabbia e continue provocazioni; numerose sono le domande retoriche che invitano alla riflessione e le aspre parentesi in cui l’autrice inserisce commenti personali.

A Small Place è, pertanto, un’opera che invita i lettori a riflettere sulle conseguenze del colonialismo, mettendo in luce le disuguaglianze, le ingiustizie e la persistenza di un passato doloroso. Kincaid utilizza una prosa incisiva e provocatoria per trasmettere il suo messaggio, sollecitando una maggiore consapevolezza e una riflessione critica sulla storia e sulle dinamiche di potere che hanno influenzato Antigua.

Il neocolonialismo: Kincaid e la decostruzione del turismo

Turismo come nuovo colonialismo

Kincaid impiega uno stile molto polemico nel descrivere la situazione ad Antigua, non solo per mettere in luce gli effetti negativi causati da anni di colonialismo, ma anche per criticare le terribili conseguenze che la sua terra natale ha subito a causa di una nuova forma di colonialismo: il turismo. L’autrice, spinta dalla rabbia, assume i panni di una ‘guida turistica un po’ particolare’, perché il suo obiettivo è quello di accompagnare il tradizionale turista occidentale in un viaggio che fa emergere la vera Antigua, quella sofferente per la corruzione e il degrado del territorio causati dai politici locali dopo l’indipendenza. Questi ‘predatori’ sono visti dall’autrice come i nuovi coloni, perchè hanno convertito i principali spazi pubblici in strutture di accoglienza turistica per trarne guadagno a discapito degli interessi della popolazione locale, utilizzata come forza lavoro, proprio come accadeva nel periodo coloniale.

La non indifferenza per scorgere la vera Antigua

Secondo l’autrice, l’unico modo che il lettore ha di scorgere gli effetti di questa turistificazione è quello di essere meno indifferente. Il suo turista ideale dovrebbe andare oltre ciò che lo attrae a visitare Antigua, come il clima caldo, il mare e le spiagge bianchissime, perché questo lusso nasconde sempre delle difficoltà per chi vi abita. Questo è lo scopo di Kincaid: far immergere il lettore – potenziale turista – in queste difficoltà, perché il suo occhio non le noterebbe, essendo lontane dalla sua idea di vacanza. Solo così sarebbe possibile notare tutte quelle scellerate opere attuate dagli investitori privati esteri per incrementare il turismo, come: l’anteporre la costruzione di un aeroporto alle pessime condizioni di una scuola o di un ospedale, oppure la distruzione di ricchi ecosistemi da sempre indispensabili per mantenere l’equilibrio ambientale dell’isola. Un ulteriore risvolto negativo della turistificazione, sottolinea Kincaid, è l’annullamento della cultura autoctona, che ha come conseguenza la distruzione dell’identità della popolazione, perché impossibilitata a tramandarla.

A Small Place si presenta, così, come un invito al turista-lettore di abbandonare il suo sguardo indifferente, perchè moralmente e spiritualmente sbagliato. In primo luogo, la sua indifferenza è ciò che silenzia la voce degli Antiguani, costretti a rivivere la passività e l’oppressione del periodo del colonialismo. In secondo luogo, l’indifferenza è sbagliata perché porta il turista a sviluppare una visione distorta del luogo, visto come Eden, quando al contrario la vera Antigua è un inferno di povertà per chi la abita.