L’isola di Erraid nella produzione letteraria di R. L. Stevenson

Robert Louis Stevenson è uno scrittore molto legato alla sua terra d’origine, la Scozia. In particolare, un luogo che a cui è particolarmente affezionato è l’isola di Erraid; un piccolo lembo di terra che viene definito un’isola tidale, in quanto con la bassa marea è collegata all’isola di Mull. Stevenson aveva visitato quest’isola in età giovanile e ne era rimasto particolarmente colpito per la sua particolarità. Di conseguenza, la sua immaginazione lo riporta in questo luogo e lo spinge a sceglierlo come ambientazione per alcune sue opere. Egli racconta l’isola attraverso punti di vista sempre nuovi e diversi, a tratti vicini a uno sguardo mitico e a tratti vicini a uno sguardo realista. Inoltre, è importante notare che nella finzione letteraria l’isola di Erraid viene rinominata Aros. Le opere letterarie ambientate in questo luogo della costa scozzese sono:

  • The Merry Men, un racconto pubblicato nel 1882.
  • Memoirs of an Islet, un saggio pubblicato nel 1887
  • Kidnapped, un romanzo storico pubblicato nel 1886

Nel racconto The Merry Men l’isola viene descritta con degli espliciti tratti mitici: Charles Darnaway giunge sull’isola di Aros per cercare il tesoro di un relitto di epoca elisabettiana. Sull’isola vivono lo zio Gordon Darnaway e la figlia. Tuttavia, sull’isola ha appena naufragato un nuovo relitto e lo zio Gordon si è impossessato delle sue ricchezze, per farlo però ha dovuto uccidere l’unico sopravvissuto del naufragio, incarnando di conseguenza la figura mitica del wrecker. Il mare è il vero protagonista di questo racconto. Esso è descritto con un tono cupo e inquietante, come un luogo pericoloso, che si può trasformare in una trappola mortale. Il titolo stesso del racconto è collegato al mare come emerge da questo passaggio del racconto: “[…] it’s here that these big breakers dance together – the dance of death, it may be called – that have got the name, in these parts, of the Merry Men.” Nella cultura locale scozzese infatti è con l’appellativo “the merry men” che vengono definite le alte onde che si infrangono sulla costa durante una tempesta. Il modo in cui i personaggi si relazionano con il mare riflette il rapporto tra i personaggi e la loro coscienza. Proprio per questo motivo Gordon inizia a sviluppare un’inquietante ossessione con esso, che lo porterà sul finale a smarrire il senno.

Nel saggio Memoirs of an Islet il mare viene descritto in termini molto diversi, decisamente meno angosciosi, in quanto esso è un elemento con cui l’uomo può vivere in totale armonia e tranquillità. Il saggio è, inoltre, un’opera autobiografica, nel quale lo scrittore racconta i suoi pensieri durante un suo soggiorno giovanile sull’isola di Erraid. La parte finale del saggio racconta riflessioni personali del giovane scrittore che collega la sua permanenza a Erraid con le preoccupazioni che fanno parte di ogni giovane riguardo al futuro. Con un’immagine molto poetica Stevenson paragona l’eccitazione fusa con la paura che un giovane prova nell’immaginare il suo futuro alle sensazioni di un bambino che guarda il mare di fronte a sè: “I thrilled and trembled on the brink of life, like a childish bather on the beach.”

L’isola ritorna nei luoghi delle narrazioni di Robert Louis Stevenson anche nel romanzo Kidnapped. In particolare nel quattordicesimo capitolo che è proprio intitotalo “The Islet”, in quanto il protagonista David fa naufragio sull’isola e trascorre alcuni giorni bloccato su essa prima di capire che può lasciarla con la bassa marea. In questo ultimo caso però l’isola viene descritta da una prospettiva più realista, che fa emergere la differenza tra i punti di vista dell’ lowlander David e delle persone locali nei loro modi di vedere l’isola. David incontra, infatti, un gruppo di pescatori locali che inizialmente non gli danno molte attenzioni, in quanto danno per scontato che gli sappia il piccolo segreto dell’isola, e solo successivamente lo aiutano quando capiscono che non ne è a conoscenza. Dal punto di vista di David quindi l’isola diventa un luogo ostile, selvaggio e inconoscibile, su cui è intrappolato, mentre invece essa è semplicemente un luogo famigliare e caro ai pescatori locali.

Le tre opere menzionate sopra vengono trattate con maggiore dettaglio nel saggio di Lucio De Capitani “Ricordi e racconti della costa scozzese: sulle tracce di una mitologia di frontiera in The Merry Men, Memoirs of an Islet e Kidnapped di Robert Louis Stevenson”, che è contenuto nella raccolta Estremi Confini (2020), un volume che indaga la raffigurazione di alcuni spazi estremi nella letteratura in lingua inglese.


Per citare questo post:

Gavazzeni, Laura. “L’isola di Erraid nella produzione letteraria di R. L. Stevenson” Geolitterae, Università degli Studi di Milano, 25/03/2022.

Materiale bibliografico di riferimento

De Capitani, Lucio. “Ricordi e racconti della costa scozzese: sulle tracce di una mitologia di frontiera in The Merry Men, Memoirs of an Islet e Kidnapped di Robert Louis Stevenson”. Estremi Confini. A cura di Nicoletta Brazzelli. Ledizioni, 2000, pp. 69-84.