Altri mondi: tra geografia e letteratura (2021)

Siamo lieti di annunciare la pubblicazione del volume Altri Mondi, che raccoglie sei contributi di studiosi di varie discipline sul tema dei mondi immaginari, perduti e ritrovati e si discosta dalle prospettive legate a specifici ambienti della realtà fisica (oggetto dei precedenti numeri della collana) per proporre indagini sulle modalità delle rappresentazioni fantastiche, in cui alla componente spaziale si accompagna quella temporale. Poesia, narrazione, storia e geografia hanno spesso esplorato le valenze simboliche di un motivo giocato su registri eterogenei, ricco di suggestioni e sollecitazioni, nutrito di elementi classici, mitologici e leggendari e, nello stesso tempo, orientato all’invenzione di universi alternativi e di altre categorie dell’esistenza, essenziali per riflettere sulle questioni cruciali dell’identità e dell’alterità.

Gli autori dei saggi sono: Franco Arato, Nicoletta Brazzelli, Giuseppe Rocca, Anna Maria Salvadè, Guglielmo Scaramellini, William Spaggiari.

La curatrice è Anna Maria Salvadè, dottore di ricerca in Italianistica e, attualmente, RTDB di Letteratura italiana presso l’Università di Verona. I suoi studi si rivolgono in prevalenza a questioni, correnti, autori dei secoli XVIII e XIX e, in particolare, ai rapporti tra scienza, letteratura e arti figurative.

Qui di seguito riportiamo gli abstract di alcuni dei saggi inclusi nel volume.

FRANCO ARATO

Una via italiana all’esotismo
Pur non godendo di un antico e vasto retaggio coloniale, la letteratura italiana ha saputo interrogarsi sul senso della conquista dei popoli extraeuropei: dalle ottave de L’Oceano di Alessandro Tassoni alla rilettura critica degli illuministi (Muratori, Parini), dalle relazioni dei missionari-esploratori di fine Ottocento alla musica di Verdi, sino al Novecento di Flaiano e Pasolini, il saggio tenta un profilo interpretativo dell’esotismo all’italiana, tra miraggi estetici e paternalismi neocoloniali.

ANNA MARIA SALVADE’

Geografie fantastiche leopardiane
Il contributo indaga le caratteristiche dei mondi fantastici immaginati da Leopardi nei Paralipomeni della Batracomiomachia, il poemetto che Abbraccia un arco temporale molto esteso, dal 1831 fino agli estremi anni napoletani. Tra l’astrattezza della descrizione paesaggistica e il continuo riferimento a realtà note (sulla scorta del meccanismo dantesco teso a indurre, nella rappresentazione di scenari insoliti e sorprendenti, il ricordo di luoghi terrestri ben conosciuti), la fantasia leopardiana conduce il lettore dalla città sotterranea e invisibile di Topaia, brulicante dei suoi abitanti, fino all’averno dei bruti (l’“immortal soggiorno / de’ topi estinti”), parodia delle tradizionali rappresentazioni dell’aldilà, raggiunto dai protagonisti (il topo Leccafondi e la sua guida Dedalo) al termine di un fantasmagorico viaggio celeste che apre alla vista il panorama surreale, ai limiti del tempo e dello spazio, di un mondo primitivo, ancora dominato dalla materia in continua trasformazione, dove la condizione umana è inesorabilmente sottoposta all’eterno ciclo distruttivo della natura e alle leggi dell’evoluzione della specie.

NICOLETTA BRAZZELLI

Un paradiso perduto e ritrovato: Reef di Romesh Gunesekera

In Reef (1994), Romesh Gunesekera utilizza il tropo del paradiso, decostruendo l’immaginario coloniale, rivelando la violenza della guerra civile successiva all’indipendenza, il degrado ambientale e gli effetti deleteri del capitalismo globale sulla sua isola nativa, lo Sri Lanka. Il romanzo si apre a Londra, con l’incontro fortuito fra il narratore, un immigrato singalese, e un giovane rifugiato tamil. Questo episodio innesca il meccanismo del ricordo: il testo si configura infatti come un lungo “flashback”.

La memoria di Triton (il cui nome è un chiaro richiamo alla mitologia occidentale) pone al centro l’esperienza del mare, per quanto in maniera ambivalente. L’opposizione fra il passato (un mare di perle, il paradiso dei subacquei) e il presente (una zona di guerra) spezza l’incantesimo e plasma la narrazione. L’epigrafe, tratta dalla Tempesta di Shakespeare, richiama subito il motivo del mare, uno spazio “magico” in continua trasformazione; nel caso specifico, si riferisce alla progressiva erosione della barriera corallina (che dà il titolo al romanzo).

In Reef, infatti, gli sconvolgimenti politici sono rappresentati indirettamente attraverso la geografia del brulicante mondo sottomarino che circonda le coste dello Sri Lanka, l’oggetto specifico degli studi e delle ricerche del biologo Salgado, di cui Triton è prima servitore, poi cuoco raffinato e infine compagno di esilio in Gran Bretagna. La barriera corallina assume le connotazioni di uno scheletro vivente, costituito da piccoli polipi trasparenti che vivono sui resti dei loro predecessori, ormai morti. Il romanzo di Gunesekera è animato dalla consapevolezza della crisi ecologica che investe la barriera circostante lo Sri Lanka, ormai profondamente danneggiata. La ricostruzione della memoria permette a Triton di tornare a casa, fra malinconia e disillusione. Ma, a distanza di anni, il protagonista capisce anche che non c’è un paradiso a cui tornare, e che, piuttosto che aggrapparsi nostalgicamente a un sogno, egli deve sforzarsi di rintracciare una nuova versione del paradiso nel luogo in cui si trova, nella metropoli occidentale, nella Londra multiculturale del presente. L’accettazione della propria condizione va di pari passo con il contributo offerto dal protagonista al nuovo paese di appartenenza, l’Inghilterra. Invece, la fragilità della barriera corallina diventa il simbolo della nazione nativa che si avvia alla distruzione; la vulnerabilità dell’isola riflette la precarietà delle patrie contemporanee. I rifugiati abitano un’isola della mente in cui le loro identità emotive sono minate dalle turbolenze del mondo postcoloniale

Per ulteriori informazioni si veda il sito della casa editrice.